Il teatro è la forma dell'esistenza



Estratto da un'intervista de "La Lettura" a Romeo Castellucci


«Il teatro non elabora diagnosi né terapie, essendo il muto sintomo del tempo che viviamo. E questa epoca è fortemente marcata dal dominio esistenziale della comunicazione che ha invaso gli spazi intimi delle persone. La comunicazione inculcata e obbligatoria è il vero assolutismo, perché vuole tutto da te. Il teatro è un dispositivo per disinnescare questo meccanismo di disfunzione; permette allo spettatore di fare un passo indietro, di considerare il panorama che ha davanti, "vedere" il quadro umano più ampio in cui ci troviamo. Vedere, giudicare, scegliere piuttosto che credere.

La comunicazione è la parola umana sotto l'aspetto brutale della quantità. Non il cosa, ma il quanto che non lascia nessuno spazio alla scelta, al discernimento, al silenzio. Si dice tutto per non dire niente. La quantità senza alcun principio di scelta. Siamo spettatori in stato permanente. E se non è una scelta, è dominio. 

Il teatro contemporaneo si basa su due "pilastri": Beckett e Antonin Artaud. Entrambi hanno dimostrato come il teatro sia un campo di battaglia in cui si combatte la lotta tra il vivente e il linguaggio. Alla "parola" intesa come casa comune, Beckett appicca il fuoco. Con sgomento scopriamo che la parola non veicola nessuna presunta comunicazione; al contrario: è potenza carceraria.



Non so ancora cosa sia il teatro ma qualsiasi cosa esso sia io so che la disciplina della forma è l'architrave che la sorregge. Questo mi preoccupa. cerco il punto di contraddizione nel mio lavoro perché so che il nemico si nasconde nell'autobiografia. L'atteggiamento storiografico è lontano da me, non guardo a passato come una conquista o una sequenza lineare. Osare una forma: è questa, per me, la sola dimensione possibile. Cercare di fissare in un'immagine quello che accade intorno a me come individuo e come specie umana.

Vado a teatro per avere un tuffo al cuore, per essere finalmente visto dallo spettacolo, per guardare dentro di me. C'è chi cerca l'illustrativo del letterario, l'attivismo politico, l'intrattenimento - va benissimo - ma, dal mio punto di vista, il teatro è un luogo di solitudine in cui ci si incontra con sé stessi. Nella ricerca della forma è però essenziale contemplare la dimensione dell'errore e assumerne il rischio».

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