Il suono del futuro posteriore


Con la ristampa in vinile di The Neptune Collection di The Entourage Music and Theater Ensemble, originariamente pubblicato nel 1976, di Crystals: New Music for Relaxation 2 di Craig Kupka, del 1982, e Gateway Summer Sound: Abstracted Animal and Other Sounds di Ann McMillan , abbiamo la possibilità di esplorate il catalogo di suoni sperimentali della label Folkways. 



di Luigi Furno, 15 dicembre 2020

Da quando la storia della musica registrata ha avuto inizio è praticamente impossibile trovare un'etichetta discografica più singolare e importante della “Folkways”. Fondata a New York nel 1949 da Moses Asch – sulla base della precedente decennale esperienza di lavoro nella Asch Recordings - si è distinta per l'impostazione documentale nella ricerca e preservazione delle musiche, parole e suoni da tutto il mondo, facendolo con uno spirito sorprendentemente democratico, pur mantenendo una valenza qualitativa clamorosamente alta in oltre 2000 titoli prodotti prima della morte di Asch avvenuta nel 1987. La “Folkways” è una delle poche etichette discografiche che può vantarsi di aver effettivamente cambiato il mondo, sia con l'uscita della leggendaria “Anthology Of American Folk Music” di Harry Smith nel 1952 - accendendo i riflettori su un intero movimento di rinascita e conservazione popolare - sia offrendo una “casa” a innumerevoli artisti e tradizioni che altrimenti sarebbero andati persi. 


Nonostante la sua fama, per cui la maggior parte del pubblico la conosce, collegandola alla diffusione della musica folk – sia quella degli Stati Uniti, sia quella proveniente da ogni angolo del globo – la “Folkways” non impose quasi confini e non alzo barricate agli idiomi e ai generi a cui era disposta ad avvicinarsi, fornendo un'istantanea profondamente inclusiva della manifestazione creativa umana attraverso il suono. Oltre a un numero considerevole di pubblicazioni jazz, l'etichetta supportò alcune delle musiche d'avanguardia più radicali del suo tempo, producendo album di Tod Dockstader, Gamelan Son Of Lion, Dariush Dolat-Shahi, Ilhan Mimaroglu, Malcolm Goldstien, John Cage, David Tudor e Jon Appleton, e molti altri, per non parlare delle loro compilation seminali “Sounds Of New Music”, “Highlights Of Vortex” e “Electronic Music”. 


Questa produzione d'avanguardia, all'interno del catalogo Folkways, purtroppo, è sempre stata particolarmente rara e ricercata, rendendo incredibilmente difficile la sua reperibilità. Fortunatamente, la “Smithsonian Folkways” ha iniziato a dedicargli una serie di riemersioni in vinile dedicate a questa peculiare caratteristica del catalogo dell'etichetta. Per il momento tre sono i lavori pubblicati: “The Neptune Collection dell'Entourage Music and Theater Ensemble”, originariamente pubblicato nel 1976, “Crystals: New Music for Relaxation 2” di Craig Kupka, del 1982, e “Summer Sound: Abstracted Animal and Other Sounds” di Ann McMillan, pubblicato nel 1979. Sono tutti lavori sorprendentemente singolari che si trovano al di fuori delle percezione solita dei rispettivi generi a cui appartengono. La loro ripubblicazione contemporanea riavvia la grande tradizione della “Folkways”, non solo per gli sbalorditivi gesti creativi, ma anche per la capacità di incidere sulla nostra comprensione della cultura e della storia in termini dinamicamente pluralistici e democratici. 


The Entourage Music and Theater Ensemble - The Neptune Collection 



L'Entourage Music and Theater Ensemble appartiene a un movimento più ampio e globale che ha cercato di creare contesti e forme d'arte più collaborativi e interdisciplinari, sfumando le linee di confine tra la musica, le arti dello spettacolo e del visual. Il loro lavoro è comprensibile all'interno di un più vasto flusso generazionale come quelle dell'attività di Fluxus, Judson Dance Theater, Black Artist's Group, Affro-Arts Theater di Kelan Philip Cohran, Le Théâtre Du Chêne Noir (recentemente indirizzato da Souffle Continu), e molti altri, così come - anche se in termini leggermente diversi - negli sforzi di artisti come Mauricio Kagel, Luc Ferrari e Bernard Parmegiani per il teatro e la televisione. 

Fondato da Joe Clark, Rusti Clark, Michael S. Smith e Wall Matthews, nel 1970 a Baltimora, il gruppo ha lavorato nell'ambito del teatro e della danza, prima trasferendosi a Millbrook, NY, e poi stabilendosi a New London, CT, dove sono stati attivi fino al 1983. 

Flessibili ed ecclettici nell'indole e nei temperamenti dei suoi componenti, l'Entourage Music and Theater Ensemble ha fuso numerosi generi musicali - jazz, rock, folk, classic modern, improvvisazione libera, parola parlata ed elementi di un numero sconfinato di tradizioni provenienti da tutto il mondo - in una forma coesa e del tutto singolare. Nel 1973 hanno prodotto il loro primo album omonimo per la “Folkways” per poi proseguire in un periodo incredibilmente attivo di performance dal vivo. Solo nel 1976 ritornano in studio per registrare “The Neptune Collection” che adesso finalmente viene ristampato. 


Il “Neptune Collection” è tra i dischi d'avanguardia più particolari e importanti musicalmente che la “Folkways” abbia mai pubblicato. A giusta ragione i collezionisti vanno alla ricerca in lungo e in largo di questo lavoro, e i prezzi sono ormai alle stelle. 

Forse la cosa più affascinante è che la musica, che si estende sui due lati dell'album, è gravida di un'attenta espressione equilibrata della spazialità; un suono essenziale ed indipendente che lavora autonomamente alle proprie dinamiche ma che lascia, nelle intersezioni, spazio al movimento di corpi che non possiamo vedere. Sono suoni costruiti evidentemente per qualcos'altro, che si fanno vedere piuttosto che sentire. 

Straordinariamente coeso per la vasta gamma di approcci e forme che incorpora, “The Neptune Collection” traccia, attraverso armoniche delicate che flirtano con i confini della musica ambient acustica, del folk psichedelico e delle strutture del minimalismo, delle improvvisazioni libere e radicali, affini all'avanguardia vera e propria, che sembrano molto più musica elettronica di quello che è in realtà sono. È un viaggio davvero magico e coinvolgente che, interamente figlio del suo tempo, sorprendente ad ogni riascolto offrendo una finestra cruciale sulle forme radicali di creatività musicale durante gli anni '70. 


Ann McMillan - Gateway Summer Sound: Abstracted Animal and Other Sounds 



Spesso ci rivolgiamo al mercato delle ristampe come mezzo democratico per la rivalutazione storica, ma pochi dischi hanno il significato o il potenziale come la nuova stampa della “Smithsonian Folkway” dell'LP di Ann McMillan del 1978, “Gateway Summer Sound: Abstracted Animal and Other Sounds”. Quasi del tutto sconosciuta oggi, McMillan era all'avanguardia della composizione elettronica a New York durante gli anni '70, in linea con un filone di compositrici visionare che lavoravano nell'elettronica - Éliane Radigue, Jocy de Oliveira, Laurie Spiegel, Pauline Oliveros, Beatriz Ferreyra, Daphne Oram, ecc. - che furono enormemente trascurate durante il periodo a favore dei loro coetanei maschi. L'opera di McMillan, una volta riscoperta, non solo mette a nudo gli assurdi pregiudizi imposti dalle narrazioni storiche, ma emerge come un corpo incredibilmente distinto e importante e di una creatività che è senza dubbio tra le più importanti del suo tempo. 

Nata a New York, dopo aver completato gli studi di composizione e corno francese al Bennington College, Ann McMillan ha contribuito ad aprire il programma LP per la musica classica alla RCA Victor Records, prima di incontrare Edgard Varèse durante gli anni '50, diventando infine sua studentessa e assistente, oltre a lavorare sulle parti del nastro del suo lavoro seminale, “Deserts”. Incredibilmente attiva nel campo della radio e del cinema negli anni '50 e '60, fu solo nel 1968 che le fu concesso il tempo di concentrarsi completamente sulla composizione. Mentre i dettagli delle sue attività e della sua produzione sono poco documentate durante questo periodo, il fatto che le siano state offerte numerose commissioni prestigiose - opere dell'Orchestra of Our Time di New York, un violino e un nastro per Manuel Enriquez, una presentazione su larga scala per l'Avant Garde Festival di Charlotte Moorman del 1977 e molto altro - implica che era molto più conosciuta e rispettata di quanto la storiografia della musica d'avanguardia e sperimentale sono disposte ad ammettere. 

Può sembrare quasi inconcepibile che a un'artista così attiva e presente abbia avuto l'opportunità di registrare solo nel 1979, anno di pubblicazione dell'LP di debutto, “Gateway Summer Sound: Abstracted Animal and Other Sounds”, per la “Folkways”. 


È un lavoro davvero magistrale, che appare già estremamente maturo compositivamente, intriso di profondità, visione e raffinatezza che pochi album di debutto possiedono. Registrati al Princeton-Columbia Electronic Music Center, le due parti di Gateway Summer Sound ci portano in profondità nelle possibilità del mezzo primario di McMillan, il nastro magnetico, con il suo pallet di suoni provenienti dal mondo naturale - rane, insetti e registrazioni sul campo più ampio - e una serie di strumenti - gong, campane e un clavicembalo - intrecciati e manipolati con effetti magistrali. 


Gateway Summer Sound” rappresenta uno di quei rari momenti di suono trasformativo, non solo nel suo effetto sull'ascoltatore, ma nel movimento e nella percezione della sua materialità. I confini dell'astrazione della sfocatura concreta, l'inquietante insorgere di suoni organici e acustici che appaiono sintetificati e irreali, generano un gorgoglìo di texture e variazioni di tonalità. Il debutto di McMillan è un'immersione ambiziosa nella profondamente del suono; un mondo totale che sfida la previsione e la normalità attraverso la quale leggere il linguaggio e la strutture del suono. 


Craig Kupka Crystals: New Musica For Relaxation 2 



Guardando la vastità del catalogo Folkways, è impossibile non riconoscere che la stragrande maggioranza degli artisti che ha pubblicato sarebbe probabilmente stata persa. Uno di questi casi è Craig Kupka, un compositore californiano che registrò due LP per la “Folkways”, “Clouds: New Music For Relaxation” del 1981 e “Crystals - New Music For Relaxation 2” del 1982. 

Craig Kupka - simile agli The Entourage Music and Theater Ensemble - appartiene a quella schiera di musicisti e compositori degli anni '60, '70 e '80, che hanno cercato di creare musica con caratteristiche multidisciplinari e inter-contestuali - nel suo caso in gran parte danza. 

Nato nel 1946 a Los Angeles, ha studiato pianoforte, clavicembalo, trombone, composizione alla UCLA, prima di intraprendere una carriera come compositore e accompagnatore dal vivo per la danza moderna. 
Come il suo predecessore, “Clouds”, il secondo album di Kupka per la “Folkways”, “Crystals: New Music for Relaxation 2”, approfondisce un campo complesso e sfaccettato che il compositore iniziò ad occupare durante questo periodo, basandosi sulla sua fede nell'utilità del suono e del movimento nelle applicazioni dell'educazione e della riduzione dello stress in numerosi ambienti; terapia della danza, meditazione, rilassamento, yoga, reparti di maternità e cure psichiatriche, ecc. 

Mentre gli aspetti di questo approccio si allineano chiaramente con il movimento new age di quegli anni, l'associazione immediata viene in gran parte dissipata una volta ascoltati “Crystals”. L'ascolto è molto più in linea con la musica d'avanguardia e sperimentale che con frikkettoni spirituali. 


Composto da due composizioni sidelong per trombone e sintetizzatore, “Crystals” è di una straordinaria complessità. Il primo brano, “Trombones Of Lithia”, è una delle opere più inebrianti di droni che si possano ascoltare, flirtando intorno ai confini espressivi esplorati da La Monte Young, Yoshi Wada e Jon Hassell. I toni lunghi e le armoniche increspate rotanti sono spezzati da impulsi crescenti e cadenti, sia interpuntistici che melodici, oltre che imposti dai limiti del respiro. Sebbene indiscutibilmente coinvolgente, Kupka non asseconda mai completamente il desiderio della natura di perdita totale, mantenendo l'orecchio presente e attivo man mano che l'opera si evolve. 

Il secondo lato dell'album va ben oltre i preconcetti che si possono avere sulla musica per la meditazione, avventurandosi in un regno di melodia decostruita, toni sbalorditivi e forme astratte, costruendo una costellazione di suoni entro cui l'ascolto può orbitare. 


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