The Doors of Perception... All(t) right!



di .furiaLAB, 22 gennaio 2021

Rileggere o, in alcuni casi, leggere "La scienza sociale: come sbarazzarsene" di Immanuel Wallerstein farebbe comodo per comprendere il gelido abbraccio tra cultura massimalista di destra e di sinistra. Per chi invece di temi paradigmatici si occupa da tempo, l’esistenza di questo rapporto gemellare non è cosa nuova ma può essere un tasto dolente, perché costringe a confrontarsi con l’evidenza che un campo tradizionalmente appannaggio di quella che fu, con poche (ma significative) eccezioni, la controcultura di sinistra o al massimo dell’esoterismo borghese conservatore ma “illuminato”, è oggi sempre più aperto a scorribande estetiche dalle dubbie morali. La "libertà" come forma di esistenza, anche se tradotta come espressione di dominio, è oggi appannaggio totale della destra più oltranzistra, fiorisce nelle bocche dei revisionisti e dei relativisti. Non deve stupire quindi un suprematista bianco sotto acido, fa parte di questo gioco-twist che chiama "libertà" di "fare quel che cazzo ci pare". Per questo riportiamo un saggio di Brian Page uscito su Psymposia, una testata no-profit con base in Ohio, che parla del "rinascimento lisergico" nella cultura di destra.



Gli psichedelici stanno tornando nell’immaginario collettivo, stavolta su scala industriale. Questo è il momento giusto perché i sostenitori e gli attivisti rivolgano uno sguardo critico al presupposto che queste sostanze siano intrinsecamente un veicolo di progresso sociale. Si fanno passi avanti sui fronti della depenalizzazione, della medicalizzazione e della legalizzazione, ma il contesto socioeconomico, il setting in cui si dispiega il rinascimento psichedelico, è fatto di capitalismo, cambiamento climatico e un panorama politico dominato dall’estrema destra.

Eppure, circola da lungo tempo l’assunto implicito e vago che un impiego più diffuso di psichedelici ispirerà idee progressiste, di sorellanza universale, ecotopie e abbraccioni platonici. Gli psichedelici sono sostanze gravate da un grosso fardello culturale, perciò c’è qualcosa di liberatorio, potente – persino pericoloso – nell’abbracciare la consapevolezza che non hanno alcun carattere intrinseco o essenziale. E infatti, si accumulano le prove che gli psichedelici possono, anziché mettere a repentaglio, trovare casa nell’intero spettro delle ideologie di destra, dal nazismo esplicito al centrismo conservatore.

Concerti jam band, rave, festival, Rainbow Gathering, Burning Man, banchetti biologici e poliamorosi: questi sono i loci che associamo tradizionalmente agli psichedelici. Attraverso di essi risuona l’opera dell’intellighenzia controculturale: gli Shulgin, i McKenna, Timothy Leary e Aldous Huxley. Ma oggi è più probabile sentir parlare di LSD, DMT e funghi magici da un Joe Rogan; su Netflix o su Reddit; magari da critici gastronomici. Molti indicano quanto avvenuto negli anni ’60 e ’70 come prova che gli psichedelici sono la chiave per aprire la mente alla rivoluzione, ma la verità è che allora molti non ne erano convinti.

Oggi i millennial negli U.S.A. assumono psichedelici almeno quanto i boomer ai tempi d’oro. Mano a mano che sempre più persone si “illuminano”, diventa sempre più probabile che sia lo status quo a influenzare le culture psichedeliche, piuttosto che il contrario. Ciononostante, gli appassionati continuano a insistere che gli psichedelici possono guarire il mondo.



Nel 2018, Robin Carhartt-Harris et al., dell’Imperial College di Londra pubblicarono uno studio secondo il quale uno degli effetti collaterali della terapia con psilocibina per curare la depressione resistente al trattamento era una riduzione statisticamente significativa nei comportamenti autoritari. La stampa più facilona reagì strombazzando ai quattro venti che i funghi psichedelici possono combattere il fascismo. Tuttavia, questi studi erano basati sulle risposte a un questionario di cinque domande sottoposto a soli quattordici partecipanti. Carhartt-Harris e il suo team affermano: “la possibilità che si possano indurre farmacologicamente cambiamenti nei sistemi di credenze è affascinante e arriva al momento giusto, cosicché merita ricerche più approfondite”. Gli autori suggeriscono che l’autoritarismo può essere curato con una combinazione di terapie psicologiche e farmaci, come il disturbo da stress post-traumatico. Ma un sistema sanitario orientato al profitto come quello statunitense è attrezzato per “rieducare” chicchessia? Davvero c’è gente che crede che una “vacanza col soma” salverà il mondo?

In un certo senso, sì. Ci sono esponenti di spicco della ricerca psichedelica che la propongono come una panacea geopolitica: assieme ai ricercatori dell’Imperial College di Londra, la MAPS ha organizzato una sessione di ayahuasca con israeliani e palestinesi per “lavorare con esperti del confronto e affrontare i rispettivi traumi. L’idea è che costruire un terreno comune nelle esperienze mistiche e spirituali potrebbe aiutare una riconciliazione politica tra le parti in guerra.”

Tuttavia, ci sono troppe dimostrazioni del contrario per continuare a fantasticare un mondo in cui le sostanze psichedeliche trasformeranno le persone in cittadini senza traumi, progressisti e antiautoritari. Gli psichedelici sono uno strumento potente che è stato ingiustamente trascurato dalla società. Ma i tifosi degli psichedelici a volte li sopravvalutano da questo punto di vista. Un facile controesempio recente: qualche tempo fa, a una manifestazione in Virginia contro il controllo delle armi, i membri di The Base, un gruppo neonazista internazionale, sono stati arrestati per possesso di armi e sostanze illegali. Ma sono stati anche accusati di aver tentato di “produrre” DMT. Poi c’è la Atomwaffe Division, gruppo suprematista bianco che ammira Hitler e Charles Manson e produce macabra propaganda. Questo gruppo nichilista e con un debole per l’occultismo è stato coinvolto in numerosi omicidi e vorrebbe entrare in possesso di una bomba sporca. Nel 2019, membri della Atomwaffe Division sono stati arrestati per possesso illegale di armi, cannabis, oppio e funghi psichedelici.

“L’accusa riporta che Andrew Thomasberg, 21 anni, inviò a un suo amico un messaggio: «Nazisti psichedelici… Non c’è niente di più ariano dell’uso di un enteogeno». Ma, aggiunse, «la dipendenza è da untermensch». L’amico rispose: «Anche questa è un’opinione. Comunque mi sono rimasti un po’ di funghi.»”

Oppure si rifletta sul fondatore del sito neonazista The Daily Stormer, Andrew Anglin, nato in Ohio. È difficile accettare scorciatoie farmacologiche superficiali per la soluzione di problemi sociali e politici, quando ci si confronta con le sperimentazioni psiconautiche di Anglin durante l’adolescenza:

“Era anche un grande utilizzatore di droghe, stando a quanto dicono sei persone che lo conoscevano all’epoca. Prendeva LSD a scuola o andava a vagare nel parco di Highbanks, a nord della città. Assumeva ketamina, mangiava funghi psichedelici e sniffava cocaina nei fine settimana. Si scolava così tanto DXM che si rovinò lo stomaco e spesso vomitava nei cestini della spazzatura della scuola.”

James Kent del podcast DoseNation ha sottolineato, nella tagliente serie di chiusura The Final 10, che Anglin non è l’unico fondatore di siti di incitamento all’odio: Frederick Brennen, il fondatore di 8chan, era sotto funghi quando gli venne l’idea per il forum all’insegna della libertà di espressione che è diventato un porto sicuro per il suprematismo bianco. Prima che Brennen lo chiudesse (in seguito si è sottratto al suo controllo ed è risuscitato come 8kun), 8chan era il sito dove tre stragisti hanno pubblicato i loro manifesti. Tra questi, l’uomo che uccise 51 persone e ne ferì 50 nella moschea di Christchurch, Nuova Zelanda.



Si dirà che questo è un esempio tipico del caos ideologico di questo inizio XXI secolo; si dirà “perle ai porci”; si diranno tante cose del genere. Se solo fosse così semplice! Non è un segreto che il tedesco Ernst Jünger, conservatore, eroe di guerra e romanziere, fu uno dei primi compagni di viaggio di Albert Hofmann, il quale gli dedicò un intero capitolo del suo LSD. Il mio bambino difficile, “Irradiazione da Ernst Jünger”. Jünger era un capitano dell’esercito tedesco che non accettò mai la tessera del partito nazista (e nemmeno l’offerta di un seggio al Reichstag), ma per sua stessa ammissione, appoggiò gli obiettivi di Hitler… fino al 1938. Pochi assocerebbero la parola “psiconauta” a un ufficiale della Wehrmacht che lavorava nella censura nazista nella Francia occupata, eppure fu proprio lui a coniare il termine. Jünger si distanziò dai nazisti (almeno intellettualmente) in momenti chiave della sua carriera. Dopo la guerra, nonostante fosse considerato un “compagno di viaggio” dei nazisti, fu riabilitato e quando morì era uno scrittore controverso ma celebrato.

Ad oggi, la riflessione più approfondita su Jünger, gli psichedelici e l’estrema destra è stata messa in campo dall’autore e studioso Alan Piper. Piper scandagliò la questione nella sua monografia del 2014, Strange Drugs Make for Strange Bedfellows. Piper sostiene che la cultura psichedelica è sopravvissuta ai margini, entrando così in contatto con cani sciolti fuoriusciti sia dalla destra che della sinistra. Poiché le (sub)culture marginali hanno spesso criteri d’inclusione molto rilassati, l’invasione da destra diventa possibile con la strategia di reclutamento conosciuta come entrismo. (Un esempio fallimentare di entrismo è il tentativo di rebranding del reietto alt-right Milo Yiannopoulos come furry, che nel 2019 cercò di insinuarsi annunciando la partecipazione al MidWest FurFest. I furry non si lasciarono ingannare e gli vietarono l’accesso.)

Piper fa numerosi esempi di situazioni in cui diverse subculture neopagane, goth e neofolk che adottano gli psichedelici non hanno rifiutato la presenza di attivisti neonazisti. La lotta è tuttora in corso.

Alan Piper ha commentato al riguardo:

“C’è questa idea che gli psichedelici trasformino le persone in liberal. Si dovrebbe fare uno studio di storia della cultura per capire qual è la sua origine. Per fare un esempio, l’idea non è associata alla mescalina e alla sua storia, almeno non la trovo nelle mie letture… Un esempio interessante è Henry Luce, l’editore di Time Life, e sua moglie Clare Luce. Presero l’LSD una quantità di volte sotto la supervisione di Sydney Cohen. Ed erano violentemente anticomunisti. Non li cambiò! … Non credo che gli psichedelici trasformeranno la società in questo senso, non cambieranno il mondo. Le forze del capitalismo e del consumismo sono enormemente più grandi di quelle degli psichedelici. La macchina da guerra avanza e adatta ogni cosa ai suoi scopi, questo è ciò che sta avvenendo, mi sembra, rispetto alla attuale medicalizzazione e mercificazione degli psichedelici.”

Il nazismo non è razionale: è mistico e fa appello ai sentimenti forti. Il futuro è presentato con visioni audaci e racconti di rivalsa. Chi si occupa di cambiamento climatico ha ragione di preoccuparsi dell’ascesa dell’ecofascismo come risposta alla crisi collettiva in corso. Preoccupa il fatto che il summenzionato assassino di Christchurch si dichiari ecofascista. Il massacro in Nuova Zelanda ha ispirato la strage di El Paso, il cui esecutore ha giustificato i propri crimini sostenendo che per affrontare il degrado ecologico e la scarsità di risorse è necessario uccidere le persone con la pelle scura. Anche The Base si dichiara ecofascista. Non siamo abituati ad associare l’estrema destra a un particolare interesse per le condizioni del pianeta, tuttavia l’ecofascismo può essere fatto risalire al movimento völkish del XIX secolo. Ed è comprensibile che figure come i nazisti vegani creino una certa dissonanza cognitiva. Ma è un punto di vista da estranei. Nel fascismo, “sangue e suolo” non è un mantra dell’alt-right, ma è una visione etno-agraria di significanza esoterica.

È evidente che un medico cura-ideologie benintenzionato considererebbe un nazista un caso incurabile. Ma cosa penserebbe dei conservatori autoritari sul modello dell’Intellectual Dark Web? Gente come Jordan Peterson, Sam Harris e Joe Rogan? L’ampia opera di networking messa in campo dall’Intellectual Dark Web è dimostrabilmente un portale d’accesso alla destra reazionaria. Eppure molti di questi personaggi hanno pagato tributo alle meraviglie delle triptamine psichedeliche. Lo psicologo canadese Jordan Peterson è uno dei più accaniti difensori delle gerarchie politiche e sociali. Pur essendo una delle figure più in vista dell’autoritarismo moderno, Peterson è affascinato dagli effetti dell’ayahuasca e della psilocibina (che lui stesso ha provato). Non tutti i suoi fan sono di destra. Probabilmente proprio a causa dei suoi encomi degli psichedelici, le regole per la vita di Peterson hanno incontrato un certo favore nei circoli psichedelici, come si vede per esempio dai numerosi articoli entusiasti del blog di lifestyle psichedelico HighExistence (il cui editor Martijn Schirp è un co-fondatore di un centro benessere psichedelico). Peterson ha ricevuto una valanga di critiche, ma nessuno lo ha mai accusato di essere di sinistra.

Il neuroscienziato e neo-ateo Sam Harris ha resuscitato la reputazione dello screditato Charles Murray, scienziato della razza e autore di The Bell Curve. Nel suo podcast e nel suo libro, Harris ha parlato e scritto molto di psichedelici. Negli stessi contesti, elabora “esperimenti mentali” su quando sarebbe il momento migliore per nuclearizzare preventivamente i paesi musulmani nel Medio Oriente. Qualche tempo fa, Harris ha ospitato lo psicofarmacologo della Roland Griffiths, attivo nella ricerca sulla psilocibina alla università Johns Hopkins. L’incontro ha stimolato Harris a imbarcarsi nel classicone mckenniano, la “dose eroica” di 5 grammi di funghi psilocybe secchi in silent darkness, in seguito alla quale Harris ha dichiarato di “non avere mai avuto le idee così chiare”.



La forza mediatica sempre in crescita del podcaster Joe Rogan si basa su un modello di business che combina ricerca del nuovo e controversie. L’amore per gli psichedelici è così integrale alla sua figura che circolano caricature in cui tormenta i suoi ospiti con domande fuori contesto sulla DMT. Bisogna dare credito a Rogan di aver espresso (assai coloritamente) i propri dubbi sulla possibilità di cambiare le idee politiche di Donald Trump con gli psichedelici. Rogan è perlopiù allineato a una visione del mondo libertaria, ma non si è risparmiato di twittare dubbi sul paese di nascita di Obama, di introdurre al suo enorme pubblico estremisti di destra come Milo Yiannopoulos, Ben Shapiro, neo-eugenisti come Stefan Molyneux e Gavin McInnes. È anche un sostenitore convinto della ricerca psichedelica e affermò nel suo show che avrebbe votato per Bernie Sanders.

Gli investitori di venture capital hanno già infilato un piede nella soglia della porta della percezione. La pubblicità delle cliniche e dei servizi psichedelici che stanno nascendo attingerà inevitabilmente da una retorica utopica, che promette un futuro luminoso e progressista. I modelli medici trattano la terapia psichedelica come una soluzione a malattie mentali individuali, ma queste nevrosi individuali hanno radici che si nutrono di disfunzioni sistemiche. Non è mera ironia, in questo contesto, ricordare che anche la comunicazione pubblicitaria si fonda sulla manipolazione emotiva. Il progetto Auryn ha esplorato con la fiaba We Will Call It Pala la mercificazione della terapia psichedelica. Che gli psichedelici siano percepiti come un bene in sé è una utile copertura d’immagine per i miliardari che hanno iniziato ad allungare le mani. Rebecca Mercer, figlia del miliardario Robert Mercer (passato alla storia dell’infamia per essere il maggiore finanziatore di Cambridge Analytica), ha promesso di donare un milione di dollari alla MAPS in quattro anni per guarire i veterani di guerra dal PTSD. Dal canto suo Peter Thiel, che è membro del CDA di Facebook, magnate del capitalismo della sorveglianza (ha investito per esempio nei sistemi di riconoscimento facciale Clearview AI), forte sostenitore di Trump, e investitore nell’azienda farmaceutica COMPASS Pathways, si candida a possedere una buona fetta del settore psichedelico. Non sappiamo se Thiel stesso abbia fatto uso di psichedelici, ma di certo le attività di sorveglianza sugli immigrati della sua compagnia Palantir dimostrano che la sue idee ultraconservatrici non sono in discussione. Poi certo, Elon Musk ha preso gli acidi con Grimes ma questo non gli impedisce di considerare affari gli affari e licenziare i dipendenti che fanno attività sindacale.

Resta da vedere se gli psichedelici verranno utilizzati davvero come strumento di rieducazione. Le disavventure della CIA al riguardo restano un monito ancora oggi. L’ingresso degli psichedelici nel mainstream significa anche una loro consegna alle ideologie mainstream: liberal, conservatori, evangelici, “socialmente-liberal-ma-fiscalmente-conservatori”, alt-right, fascisti, razzisti comuni… tutti. Non è che l’estrema destra abbia accolto gli psichedelici più di altre subculture, anzi, ma l’ingresso nel mainstream potrebbe cambiare la situazione da un giorno all’altro. Voglio essere chiaro: i fan degli psichedelici hanno suggerito che funghi, LSD, ayahuasca o MDMA possano corrodere l’autoritarismo – ma i risultati ancora non ci sono.

Fingere che gli psichedelici cureranno le “malattie” ideologiche senza agire per i paralleli (e necessari!) cambiamenti sistemici è solo… Fingere. Quel che è peggio, è una finzione che permette a chi partecipa al movimento psichedelico di separarsi e accontentarsi della decriminalizzazione delle sue droghe preferite, lavandosene le mani quando poi dovrà essere messa sul piatto la vera fine della guerra alla droga: la decriminalizzazione di tutte le sostanze. Se la gente che ha tratto profitto dalle reali proprietà curative e di espansione della coscienza degli psichedelici vuole davvero migliorare il mondo, deve impegnarsi nella costruzione di ampi movimenti di riforma durante quel 99,99% della sua vita in cui non è impegnata a godersene gli effetti. In fin dei conti questa non è altro che una chiamata a un lavoro di integrazione psichedelica espanso e politicamente attivo, una chiamata ad abbracciarci nel mondo reale con la stessa passione con cui abbracciamo il vuoto durante la morte dell’ego. Se vogliamo un mondo migliore, qualsiasi sia il suo aspetto, dovremo combattere per averlo, dentro e oltre le nostre comunità.

Nelle sessioni di terapia psichedelica, si ricorda costantemente alle persone di affrontare l’ombra, di andare incontro alla paura ed esaminare il proprio dolore. Ma questo è solo scalfire la superficie.



Brian Pace, PhD è uno studioso di ecologia dell’evoluzione specializzato in fitochimica, etnobotanica e ecofisiologia. Da più di dieci anni lavora sull’agroecologia e sul cambiamento climatico. Tiene corsi universitari sulla cannabis e attualmente insegna Studi psichedelici alla Ohio State University.

Nessun commento:

Posta un commento