Il cinquestellismo è un’urna funeraria finita per sbaglio fra i busti dei filosofi del nuovo millennio

immagine di Oscar Sabini

di Luigi Furno

Un giorno, tra le riviste in soffitta conservate in una vecchia valigia di cartone - le riviste erano di mio padre - mi sono soffermato su una pubblicità di fine anni Settanta; era una vecchia rivista di musica rock. 

Sulla copertina svettavano i fabbriconi di “Animal” dei Pink Floyd. La pubblicità che mi attrasse era la foto di un muro, dove qualcuno aveva scritto; punk; un altro ci aveva tracciato in nero una croce sopra, e aveva scritto: new wave; un altro aveva messo una croce rossa anche su new wave, e aveva scritto, in un’impossibile definitività: reggae

Quella pubblicità riassumeva in una sintesi iconica straordinaria la forma mentis, quella forma maniacale di psicosi, che ha scolpito indelebilmente tutto il Novecento, che era ancora in vigore in quegli anni, sebbene si stesse diradando come ultima propaggine del secolo: il superamento.

Il superamento è stata ed è la forma mentis di mio padre che, su quelle riviste ha finito di deglutire gli ultime colpi di coda di un’adolescenza che sognava rock e che resisteva impavida su un corpo ormai trentenne. 

È una coazione mentale, il superamento, che riguarda le estetiche e le ideologie. Nel Novecento, ogni nuova avanguardia artistica era tesa all’oltrepassamento e alla cancellazione dell’avanguardia precedente; una nuova dottrina politica o culturale pretendeva scelte esclusive, anche in termini di vita, drastiche, totalizzanti, verticali: psicoanalisi, surrealismo, marxismo, strutturalismo, situazionismo… fino ad arrivare al cinquestellismo che, in tal modo, dimostra di essere in coabitazione filogenetica col novecentismo. 

Questo porterebbe a pensare che il cinquestellismo sia un figliastro tardo del Novecento, ma questa lettura sarebbe riduttiva e semplicistica. 

Il cinquestellismo è un gioco di specchiamento col Novecento e, di riverso, con la sua ideologia. Non è da stupirsi, d’altronde, se i momenti decisivi della vita di tutte le cose, come per esempio nella morte, siano segnati da forti tensioni riflessive. 

immagine di Oscar Sabini

Il superamento, cardine ideologico del Novecento, con il cinquestellismo viene sollevato e staccato dalla prassi della vita reale e studiato come elemento decomposto della Storia. L’ideologia del superamento, in questa fase terminale del suo fine vita, viene elevato al cubo e diventa meta-elemento.

Come molti anziani che, essendo coscienti di non avere molta vita davanti, dedicano il tempo che gli resta a memorare il passato, il cinquestellismo medita di sabotare il Novecento cercando di superarlo. Cioè, cerca di superare l’ideologia del superamento attraverso un superamento. In questo gioco tautologico, il Novecento trova sì la morte, ma a morire è anche il suo morbo, il suo tumore, il cinquestellismo, che, come tutti i mali non infettivi e come tutti i parassiti, scompaiono con la morte del corpo a cui stava cercando di rubare la vita.

Ma come funziona con precisione questo meccanismo tautologico del superamento novecentesco del cinquestellismo?

Attraverso l’orizzontalizzazione ideologica delle ideologie. Le varie opzioni ideologiche che sostanziavano il Novecento – destra vs sinistra, fascisti vs comunisti, conservatori vs progressisti – si trasformano in offerte differenziate per le diverse nicchie di mercato esistenziali, tutte compatibili fra di loro, in convivenza e pacificazione postmoderna. 



Tutto diventa orizzontale e distanze che un tempo erano abissali, come quelle tra neofascisti, razzisti, liberali e uomini di sinistra, vengono pianate in un brodo post-primordiale che riflette l’intento di superamento tautologico dell’ideologia del superamento. Le scelte di vita hanno smesso di contrastarsi e sono diventate stili di vita. Intercambiabili, non più irriducibili, gli stili di vita hanno smesso di combattersi e negarsi a vicenda; nel cinquestellismo sono disposti uno accanto all’altro, come in una specie di scaffale da supermercato. 

Questo supermercato per il cinquestellismo si chiama “onestà” ma potrebbe chiamarsi anche “omertà”, o “ruberia”, o “doppia capriola mortale carpiata”, perché dentro è tutto confuso, non ci sono differenze che distinguono. Si possono ancora distinguere i pomodori dalle pere, i barattoli di fagioli da un finocchio, un pacco di pasta da una bottiglia di limonata, ma la merce ha tutta lo stesso valore e lo stesso prezzo: "uno vale uno". Questa confusione negli scaffali serve solo a non far riesplodere il Novecento con le sue ideologie e combattere i vecchi partiti fondati sul mono-prodotto.

Il supermercato a Cinque Stelle è il monumento al milite ignoto del Novecento. Si spaccia per nuovismo ma è solo un vecchio zippato in un contenitore per vecchie storie.

Il cinquestellismo è un’urna funeraria finita per sbaglio fra i busti dei filosofi del nuovo millennio.


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