The case is altered



di Luigi Furno

Ieri sera Furialab, nella insufficienza retinica delle visioni “altre” dell’asfittica débâcle della porzione di Terra che ci è dato consumare, si è intrattenuto con M. (una luce di estrema Salvezza). Ci ha raccontato di quando Carmelo Bene andato a confessarsi alle spalle di Salvator Dalì gli offrì la visione di “Nostra Signora dei Turchi” (film sulla battaglia della pelle sulla pellicola). Dalì sembrò apprezzare il film ma aggiunse: “tu non sei un genio, nel tuo film c’è troppo dolore. Io, invece, sono un genio: ho fatto definitivamente fatto i conti col dolore”.
Tornandocene nella nostra capsula difensiva ci è tornato in mente il senso di Furialab: “Offrendoci la bella illusione della grandezza, il tragico ci consola. Il comico è più crudele: ci rivela brutalmente l'insignificanza di tutte le cose” (Milan Kundera). Nella speranza di con/fusione, noi ridiamo del tragico e ci torciamo dal dolore nel comico. Siamo per una applicazione puntuale della quadriglia dei generi, un’amorosa tensione per la sospensione abbacinante nei confronti dei generi. Furialab non riderà né piangerà solo quando ce lo chiedete, lo farà anche quando il copione non lo prevede. Saremo questa nota al margine dei generi che non ha niente da esprimere, “l’espressione che non c’è nulla da esprimere, nulla con cui esprimere, nulla da cui esprimere, nessun potere di esprimere, nessun desiderio di esprimere, insieme con l’obbligo di esprimere”. (Samuel Beckett).

Nessun commento:

Posta un commento