di Luigi
Furno
Per secoli abbiamo pensato che i simboli fossero
disincarnati; abbiamo pensato che appartenessero all’ordine della
rappresentazione sintetica. Invece, avremmo dovuto incarnarli, anzi, avremmo
dovuto fare del nostro corpo un simbolo abbacinante. Ormai è tardi, il tempo è
terminato ed ha esautorato la possibilità di realizzare questo intento.
Cosa ci resta?
Quasi niente se non l’impossibile. Quello di liquefare il
proprio corpo alla mercé di tutti i simboli. Desiderare di venir sciolto dal
corpo per essere con Cristo, col Demonio, col comunismo, col nazismo, con la
Democrazia Cristiana ecc…
È un gesto coreutico che anima il corpo e lo gestisce
proiettandolo su uno sfondo neutro. Non è chiaro capire quanta ideologia, di
cui si nutre il simbolo inscenato, riesca a corrompere la carne. Forse, in
questo gioco massacrato nell’indistinto, succede il contrario. Tutti i simboli,
avendo solo la forza della forma, perdono tutto il loro valore e significato
diventando un gesto rapinato al contesto originario. Forse, questo è l’unico
modo che abbiamo per fare definitivamente i conti con la Storia e le storie
umane di cui i simboli si fanno fieri portatori.
La gnosi di questa magia è qualcosa di diverso dalla
cerimonia fondata su immagini esteriori. È un conoscere il significato e la
necessità delle pratiche liturgiche comandate dai simboli. Chi è compiutamente
iniziato, addottrinato alla simbologia del corpo, possiede, oltre al culto,
anche le chiavi.
Dare moto al corpo è giocare col suo simbolismo.
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