Visioni morbide e bagliori traumatici



La luce nell’esperienza artistica di James Turrell


di Ursula Iannone

Animo incline ad un certo sentire, James Turrell si porta fin dentro il cielo per catturarne la magia. Per anni lo sorvola con l’immaginazione e con i propri mezzi. Ha intuito del potere sconfinato della luce e, da un certo momento in poi, decide di catturarla a modo suo, assecondando il piacere di diventarne, in qualche modo, il creatore. Alla stregua di un creatore, James Turrell lavora poeticamente con il Vuoto, donandogli la capacità di farlo divenire altro da sé, portatore sano di esperienze tattili,uditive, visive. Raccoglie i frutti di esperimenti sensoriali e psicologici per spingersi ben oltre il vedere, al fine di poter guardare “dentro” qualcosa, piuttosto che “su” qualcosa,come egli stesso si troverà tante volte ad affermare.
La sensazione è quella di far parte di un sogno, o dell’aria, quella di percepire che il luogo in cui si è, in qualche modo non esiste. Si rischia di perdere il senso della realtà quando i piedi non sembrano più ancorarsi al pavimento,quando gli occhi non distinguono più i confini e le dimensioni, quando le mani sentono di toccare ma in fondo non stringono, non sfiorano, e l’animo è completamente proiettato nella luce. Concede tempo e lentezza, una volta che le dimensioni e le convenzioni sembrano appartenere solo al nostro immaginario. I minuti possono diventare ore quando si ritrova lo stato primordiale della propria esistenza, quando ci si ricongiunge col cielo attraverso un cratere e tutt’intorno è silenzio e quiete.  

[…]

Lo spazio è concepito come nella filosofia heideggeriana, cioè accorda qualcosa, dispone, prepara alla possibilità di appartenere a qualche luogo, il quale è una “dimora” di cose . E se il luogo è determinato dalle cose che si dispongono nello spazio, allora le stesse cose non solo appartengono al luogo, ma sono i luoghi. È quello che nel racconto platonico del Timeo è chora, spazio assoluto, pura presenza in cui gli elementi di confine diventano il vero luogo in cui ha luogo il vedere . Non è difficile pensare che Turrell faccia proprio anche il concetto di contrada del filosofo tedesco, ovvero di libera vastità, che spiega che il luogo è predominato da essa, dalla possibilità di lasciar sorgere, cioè di accogliere le cose. Nelle opere dell’artista californiano, il luogo accoglie la luce che, opportunamente disposta nello spazio, genera possibilità di percezioni, di illusioni o anche di stimolo per l’esperienza visiva.

[…]

La poesia turrelliana è per forza di cose un’anima gemellata all’architettura. In un processo osmotico di reciproco arricchimento, l’una non può esistere se priva dell’altra, pur essendo due componenti estremamente differenti. A cominciare dallo spazio.

[…]

L’oggetto non ha più senso di esistere, né hanno più senso le immagini. Esistono i percorsi e la quiete dell’osservazione.



Foto di copertina

James Turrell
Virtuality squared 2014
Ganzfeld: spazio costruito, luci LED
800 x 1400 x 1940,5 centimetri (complessivi)
Collezione James Turrell
Immagine: National Gallery of Australia


Chi è James Turrell: http://jamesturrell.com/

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